sabato 9 febbraio 2008

Link al sito

Ecco il tanto sospirato link, le traduzioni non ci sono ancora, quindi per chi non sa il dialetto trentino il consiglio è di ascoltare Guido e Giorgio.
Che dire se non buon ascolto e fatemi sapere il vostro parere!

http://www.comune.mezzolombardo.tn.it/informa/s_tarter/tesilaurea.htm

giovedì 31 gennaio 2008

File audio on-line

A breve gli estratti delle interviste raccolte dovrebbero essere on-line, più avanti verrà aggiunta anche la traduzione dei singoli file per rendere più accessibile a tutti l'ascolto e la comprensione delle testimonianze.
Appena sarà tutto pronto vi comunicherò il link!

giovedì 10 gennaio 2008

Sesta intervista 03.01.2008 ARTURO

Arturo inizia il suo racconto da quando hanno proclamato l’entrata in guerra, quel giorno si trovava a Fai della Paganella in colonia.
Durante il primo periodo della guerra mi dice che si soffriva molto la mancanza di notizie dei parenti, anche perché quelle che arrivavano non erano reali.
La fame la sentiva soprattutto chi non faceva il contadino. Con l’arrivo dei militari tedeschi, mi spiega Arturo, iniziarono anche i bombardamenti a San Michele, Ora e al ponte dei Vodi (tutti posti in cui passava la ferrovia). Tanta gente aveva talmente paura che entrava nel rifugio la mattina e usciva la sera.
Arturo per un periodo aveva avuto paura e andava anche lui al rifugio, per un altro periodo invece quando suonava l’allarme saliva sul tetto per vedere meglio gli aerei.
I militari tedeschi, mi racconta, erano in quasi tutte le case, avevano occupato qualunque camera o casa libera, tutti i cortili.
Da lui c’erano due soldati, uno faceva il fotografo e l’altro invece portava gli ordini da una parte all’altra, due persone tranquille che la sera si sedevano con il padre di Arturo a bere un bicchiere di vino e fare quattro chiacchiere. Arturo mi dice che era interessante girare di notte, era tutto buio e non si riconoscevano le persone.
Poi ricorda di quando l’hanno caricato sul camion per portarlo a riparare la ferrovia, ma lui era troppo piccolo, per fortuna c’era un signore che lo conosceva e che sapeva il tedesco e così l’hanno lasciato andare.

Il giorno della liberazione ricorda che lui e altri ragazzi sono andati nei depositi dei tedeschi, hanno preso i razzi e hanno illuminato tutta la via. Quando sono arrivati gli americani, mi dice che hanno visto il primo nero, sapevano che queste persone esistevano, ma non ne avevano mai visto uno dal vivo. I soldati americani distribuivano da mangiare a pranzo.

Durante il giorno lavorava per una famiglia di contadini, se suonava l’allarme quando era in campagna lui continuava a lavorare, qualche volta andava a nascondersi con gli altri in cantina. La campagna era vicno al ponte di San Michele e un giorno che sono arrivati i bombardieri si è nascosto nel brenz (vasca in cui si mette il veleno), questo si muoveva per lo spostamento d’aria.
Il problema maggiore era quando si tornava a casa lungo gli argini del torrente Noce, qui infatti vi erano dei bidoni da cui veniva liberata una polvere per far sì che chi voleva bombardare non vedesse nulla, questa polvere era molto fastidiosa e si faceva fatica a respirare.

Arturo mi racconta che appena finita la guerra si andava nei depositi tedeschi abbandonati a racimolare qualcosa, un giono stava andando a San Michele dove sapeva che c’era un deposito di stoffa, sulla strada passa un camion di soldati americani da cui cade uno scatolone. Lo scatolone era pieno di caffè miscela “Leone”, erano anni che il caffè non si vedeva. Lui e il suo amico sono tornati a casa con gli zaini pieni di caffè.

Anche Arturo mi propone delle riflessioni sull’epoca in questione, una volta per un kilo di sale ha portato ad una famiglia quattro quintali di legna. Lui andava in montagna a fare raccogliere la legna con altri ragazzi, ovviamente non si poteva e quindi scendevano, con la neve, di notte per non essere presi.

Poi mi racconta dei contadini che venivano dalla Val di Non a portare le loro merci, le bestie erano così abituate a fare sempre la solita strada che tornavano a casa da sole, quello che guidava il carro poteva anche dormire.Così conclude il suo racconto.