sabato 22 dicembre 2007

Quarta intervista 18.12.2007 GIORGIO

Giorgio inizia raccontandomi che suo padre ha acquistato il castello di Mezzolombardo nel 1939 e quando lui è arrivato nella sua nuova casa c’erano gli alpini, poi successivamente sono venuti i paracadutisti tedeschi.
Dal castello si vedeva tutta la linea ferroviaria bombardata.
Quando è avvenuto il bombardamento sul Piaz tutti erano spensierati, ma dopo si sono resi conto che era pericoloso, quella volta per fortuna non ci sono stati feriti, le bombe sono cadute sulla montagna sopra il paese, ci sono stati solo un po’ di detriti caduti per le strade, ma nemmeno un ferito.

Giorgio ricorda i militari tedeschi al castello, erano dei principalmente dei genieri e al mattino c’era l’istruttore che faceva lezioni su come si mettevano le bombe “io stavo lì dietro gli scuri a guardare”.
Con loro i tedeschi si sono sempre comportati bene, solo una volta hanno rubato due damigiane di vino, suo padre allora l’ha riferito al comandante, che ha fatto mettere tutti i soldati sull’attenti con la maschera antigas per far saltare fuori il colpevole, che non si è mai rivelato.
Un giorno Giorgio era in paese e c’era un carroarmato che arrivava a grande velocità e ha svoltato all’ultimo secondo proprio quando pensava che gli sarebbe andato addosso.
Quando sono arrivati gli americani al castello si ricorda che erano dei tipi totalmente diversi, più alla mano, avevano tutto un altro sistema, forse anche perché avevano vinto.

I militari tedeschi avevano bisogno di manodopera e radunavano perciò tutti i ragazzi dai 14 anni in su per andare a riparare la ferrovia durante la notte. Anche Giorgio è andato a fare questo lavoro per due settimane, era pericoloso anche perché poi la notte passava il Pippo e loro dovevano scappare e nascondersi.
I bombardamenti, mi racconta, avvenivano almeno tre volte alla settimana, mi descrive come erano fatte le bombe e le fortezze volanti che passavano in cielo, quando bombardavano la ferrovia lui correva in giardino a guardare, si vedevano lampi fumo e poi arrivava il rumore.
Verso la fine del suo racconto fa delle riflessioni sulla guerra con delle sue considerazioni personali su come sono andate le cose.

Poi gli tornano alla mente i militari tedeschi, un paio di volte si sono messi in assetto di guerra e facevano veramente paura, ma chissà anche loro quante ne hanno passate, dice Giorgio.
Ogni tanto veniva la Gestapo a controllare e dovevano preparare un stanza apposta.
Dopo la liberazione si vedevano i caccia americani passare all’altezza del muro di cinta del castello, erano vicinissimi si vedeva dentro perfino il pilota.
Ma soprattutto una delle cose che Giorgio ricorda era che c’era una grande miseria, anche se lui la guerra non l’ha sentita molto perché era piccolo e più spensierato.

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