venerdì 21 dicembre 2007

Terza intervista 18.12.2007 EMMA

Emma inizia parlandomi del rifugio dove andava quando c’era l’allarme, era pieno di pidocchi.
Il giorno in cui c’è stato il bombardamento in via Trento (lei abitava nelle vicinanze), si trovava a casa, mentre sua madre era al rifugio terrorizzata con la sorella più piccola di appena due anni. Durante tutta l’intervista continua a ripetere “o Dio mio che no vegna altre guere…”.
Del bombardamento dell’8 aprile si ricorda l’impressione che le hanno fatto i morti sopra i carri.Poi mi racconta di come si svolgeva la vita in generale, per mangiare bisognava fare la fila con la tessera, loro avevano diritto a più latte perché c’era sua sorella che era piccola.

Loro non erano contadini, suo padre faceva l’operaio, quando trovava lavoro, i militari tedeschi reclutavano gli uomini per mettere a posto la ferrovia, ma suo padre non voleva andare così venivano a prenderlo e lo mettevano in prigione.Questi militari erano di guardia alla stazione e all’ex segheria Borga e la sera lei e una sua compagna andavano a vedere se trovavano qualche legnetto per accendere il fuoco da portare a casa.
Un giorno lei e la sua amica vanno a raccogliere questi legnetti e un tedesco le vede e dà loro un’asse, una bella asse da lavoro. Tornano a casa e incontrano un carabiniere, l’altra ragazza scappa e Emma rimane sola con quest’asse, il carabiniere le chiede dove ha preso l’asse e le dice che deve essere suo padre che va a prendere la legna.

Poi mi parla di oggi di quanto spreco c’è e del fato che non si riesce ad apprezzare tutto quello che c’è da mangiare se non si ha mai avuto fame veramente.
L’allarme era una costante della vita in quel periodo, suonava quasi tutti i giorni, soprattutto gli ultimi anni, poi la notte c’era il Pippo.

Emma andava da una signora che le insegnava a cucire con altre ragazze, andavano anche di sera. Una notte erano in quattro e stavano tornando a casa, accompagnate le prime due le e un’altra vedono qualcuno sbucare fuori da un muro, erano le 11 di sera e avevano molta paura. Non volevano muoversi perché non capivano chi fosse né cosa volesse finché non è arrivata la mamma di un’altra ragazza e le ha accompagnate a casa. La notte non sono più andate dalla signora a cucire anche perché aveva promesso che se andava la sera le avrebbe dato 1 Lira, che invece Emma non ha mai ricevuto.Conclude dicendomi che sono tristi ricordi.

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